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Autore Oxford Murders - teorema di un delitto
kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 12-04-2008 18:38  
Trama: 1993. Martin, un brillante giovane studioso di matematica, giunge nella università di Oxford con l'intento di incontrare uno dei suoi miti viventi, il professor Arthur Seldon, per stupirlo con le sue rivoluzionarie teorie. Ma Seldon è un vecchio spocchioso e superbo, e quando un serial killer inizia a mietere vittime secondo un disegno matematico, non vuole minimamente collaborare alle indagini insieme al giovane. Inizia una gara tra i due per chi arriva primo a catturare l'omicida ...



Commento: Alex de la Iglesia, apprezzato regista spagnolo autore del giallo condominiale La Comunidad e del grottesco Crimen perfecto (curiosamente un titolo che si poteva adattare anche a questo film) dirige questo thriller a sfondo numerico tratto dal libro best seller di Guillermo Martinez, un matematico argentino.
La trama ci racconta di Martin (Elijah Wood, che ormai e per sempre resterà per tutti legato all'immagine dell'hobbit Frodo del Signore degli anelli), un giovane appassionato di matematica che con l'intento di stupire un vecchio professore (John Hurt, che tra poco rivedremo nel quarto capitolo di Indiana Jones) con teorie innovative si reca ad Oxford, ospite di una vecchia signora appassionata dello scarabeo e che vive con la figlia. Quando la anziana donna muore, il vecchio e il nuovo corso dell'evoluzione del pensiero numerico dovranno fronteggiare, da rivali nello scoprirlo, la minaccia di un serial killer che agisce con logica matematica.
Come si vede un giallo da college con tutti i crismi, solo che invece di avere come protagonisti dei teen intelligenti e coraggiosi (e il più delle volte per nulla credibili), si ambienta dalle parti del Codice da Vinci con la rivalità tra il vecchio e l'anziano. La trama si muove complessa e metodica tra elucubrazioni di numeri che si trasfigurano in simboli geometrici, tra ospedali (la compagna di Martin, Lorna, la procace attrice Leonor Watling, che non esita a mostrare più volte il suo florido seno, fa l'infermiera, mestiere che onestamente recita più come se fosse una sensuale pin up piuttosto che una crocerossina), aule di università dove si disputano teorie, e racconti di persone che rese pazze dai calcoli matematici che eseguono in continuazione arrivano a perdere anche gli arti diventando dei torsi umani viventi (il gusto horror di De La Iglesia in qualche modo doveva, anche se pur minimamente, uscire dopotutto). Per tre quarti del film si rimane attaccati alla trama, gustandosi la buona prova recitativa di John Hurt (davvero belli i suoi monologhi recitati con gusto teatrale) e quella volonterosa di Wood, e cercando di capire la logica del mistero che avvolge la vicenda, disputando il senso del pensiero tra la ricerca di una successione matematica perfetta che pervade le logiche, o se la catena di delitti avviene con l'influenza dell'imprevedibile fattore X, poi dopo un po' però la cosa perde di mordente, complice il fatto che la soluzione finale non è proprio brillantissima e la dualità tra i due protagonisti è intervallata dalle effusioni amorose dei due amanti in maniera ingiustificata. De la Iglesia poi deve giostrare la vicenda con il problema, non da poco in una trama a sfondo giallo, che i protagonisti non sono mai in vero pericolo di vita (come accade di solito a chi sa troppo), dato che il killer colpisce solo le cosidette vittime“impercettibili”( anziani che sono malati terminali), per cui far inchiodare alla sedia diventa difficile, e lo spettatore si trova come davanti alle parole crociate della settimana enigmistica che rispetto a un film thriller (anche se di base concettuale senza alto tasso di adrenalina).
Comunque la sua bravura registica ce lo fa godere come se fosse un buon divertissement, anche se visto il cast (e Wood in “Ogni cosa è illuminata” aveva dimostrato di saper fare qualcosa d'altro oltre al fantasy) si poteva anche sperare di avere qualche cosa di più coinvolgente, ma dato che è tratto da un romanzo le pecche di sceneggiatura non sono da addebitare ovviamente al film in se stesso, mentre dobbiamo riconoscere la capacità di ambientare e di adattare, anche se le troppe ambientazioni (discorsi nelle chiese e nelle biblioteche oppure nelle librerie) possono ricondurre al film sul Codice da Vinci.
Le musiche sono ridondanti per sottolineare i momenti di ansia, ed è presente un concerto pirotecnico che ricorda la vicenda di Guy Fawkes, il protagonista di V for Vendetta, con costumi e maschere annesse.
In definitiva un enigma matematico non troppo impegnativo e digeribile al punto giusto, comprensibile ed intervallato da ampie spiegazioni delle varie logiche deduttive, ma freddo per colpa del suo humus di base (la matematica) e poco coinvolgente per la mancanza dell'ansia riferita ai destini dei protagonisti, che si svolge meccanico tra dualismi e deduzioni, che non valorizza a dovere i momenti salienti per delle banali variazioni nei momenti topici, anche se vive in una correttezza registica di base. Piacerà moltissimo ai cultori della settimana enigmistica, per gli altri sarà un giallo nella media di buona fattura che si scorderà presto.

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DeadSwan

Reg.: 05 Apr 2008
Messaggi: 1478
Da: Desda (es)
Inviato: 17-04-2008 11:43  
Sono uscito deluso da questo film. Dal regista del "Dia de la bestia" mi aspettavo qualcosa di delirante, ferocemente politically uncorrect, e frenetico. Nelle prime (ottime) sequenze si intuiva un intento satirico, ma sarà che De La Iglesia non ha voluto calcare la mano, sarà che aveva altri obbiettivi, il film s'è fatto troppo serioso (e verboso). L'idea di base è buona: l'inafferabilità della verità spiegata attraverso il congegno della detective story. Ma il regista, secondo me, non ha osato sovvertire abbastanza i codici di genere (bisogna dire che il film è tratto da un romanzo, quindi probabilmente la responsabilità non è del tutto sua) e ha prodotto nient'altro che un giallo cervellotico, dal finale deludente. Le discussioni logico-filosofiche, oltre che ben amalgamate con la storia, sono anche precise ed azzeccate. Ma forse sono troppe, appesantiscono, didascalizzano, e non so fino a che punto possono interessare il pubblico. E' vero che ho avuto un accelerazione del battito cardiaco appena ho sentito fare il nome di Wittgenstein, ma non credo di fare testo.
Per il resto, mi trovo sostanzialmente d'accordo con quanto scritto dall'utente qui sopra. E, en passant, avendo lui insistito particolarmente sulle abbondanti doti di Leonor Watling, mi chiedo come può un uomo (anche se ha la faccia di Elijah Wood) pensare a John Hurt mentre sta mangiando gli spaghetti sulle tette della Watling.
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Dresda, Sassonia, Germania
Se non riesci ad uscire dal tunnel, almeno arredalo

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